CHI GUADAGNA E CHI PERDE CON LA PANDEMIA






Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale fu approvata dal Parlamento Italiano una legge che colpiva fiscalmente coloro che in seguito ai fatti della Guerra avevano ottenuto particolari e importanti guadagni. Risultarono molti industriali ma più spesso commercianti che si erano arricchiti con aumenti eccessivi di vettovaglie o altri prodotti, anche e soprattutto sanitari, che la Guerra rendeva scarsi o di difficile reperimento.
Penso che alla fine di questa pandemia sarà il caso di ricuperare un simile strumento fiscale perché lo sfruttamento della paura dei cittadini e soprattutto della disorganizzazione dello Stato ha fatto si che si generassero condizioni per speculazioni particolarmente ignobili: io stesso ho dovuto pagare il vaccino anti-pneumococco, gratuito secondo legge, 100 € ma altri l'hanno pagato molto più caro salvo poi, con estremo ritardo, ritrovarselo sul mercato a zero lire come prevede il sistema di assistenza sanitaria gratuita vigente proclamata e lodata nel nostro Paese. Sono stati comprati banchi di scuola con rotelle, poi non utilizzati, a prezzi scandalosi così come vaccini per l'influenza e altro acquistati dalle regioni a prezzi di mercato ma pagando poi commissioni a società straniere intermediarie (vedi regione Lazio).
Per non parlare delle famose mascherine: risulta che una mascherina FP3 costi in fabbrica poco più di un euro (quella chirurgica pochi centesimi) ma viene venduta dai farmacisti più onesti a 5 € l'una ma si possono trovare, secondo le situazioni, a prezzi molto  più alti. Tutto questo vale per il gel disinfettante e altri prodotti disinfettanti senza contare camici (vedi regione Lombardia) e quant'altro materiale sanitario o para sanitario necessita. A parte il dispetto che possono procurare queste operazioni commerciali in una situazione in cui la malattia e la morte imperversano si da il caso che per costituzione, come già detto, lo Stato in Italia dovrebbe garantire trattamento sanitario gratuito. Niente di men vero, basta entrare in una farmacia.
All'avidità dei commercianti e dei produttori si aggiunge la disorganizzazione dello Stato anche nelle sue articolazioni regionali a causa, tra l'altro, delle modifiche dell'Art.V della Costituzione che hanno dato alle regione l'autonomia in materia sanitaria senza averne i mezzi, questo occorre dire, ma anche, particolarmente nel caso di pandemie, senza avere una visione generale della situazione e la possibilità di organizzare piani razionali che coinvolgessero tutti i livelli della sanità, anche di quella privata.
Nel caso di epidemie è logico che ci sia una guida unica per tutto il territorio nazionale che non è enorme e che questa autorità veda impegnata sotto di essa non solo la sanità pubblica ma anche quella privata che deve rendersi disponibile più lo stesso Esercito che dispone di un'organizzazione militare rigida ma per certe ipotesi di lavoro assai efficiente.
Nel frattempo gruppi di medici e infermieri si stanno organizzando autonomamente e percorrono la città offrendo i loro servizi a domicilio sia per tamponi, sia per visite, sia per cure a prezzi anche lì molto lontani da quelli che dovrebbero essere i costi di un privato cittadino che già paga le tasse per la sanità (si parla di 1200 € per tutta la cura, c'è chi non ce li ha).
Non so se il vecchio mondo liberale, che del resto stava per morire, del '21 fu ancora una volta superiore in termini di sensibilità democratica alla nostra Repubblica ma certo al termine di questa drammatica vicenda che vede l'Italia ai primi posti nei registi della mortalità da Covid qualche cosa deve essere fatto non solo, prima di tutto dal punto di vista organizzativo, ma anche dal punto di vista fiscale non foss'altro per la memoria di quei 70mila che hanno dovuto subire la situazione e che l'avvocato Conte non cita mai nei suoi messaggi a reti unificate.



N. ord. 12

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